Come rispondere ad una diffida dell’avvocato

Avv. Giovanni Turina – patrimonialista
(denaro, eredità, famiglia, società)
tel. 045/5118311 vittoria@turina.net

Avv. Giovanni Turina, civilista: denaro, eredità, immobili, famiglia e società.
Ricevo a Verona ed online.
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Qui parleremo di:

Qual è il vero scopo di una lettera dell’avvocato

Ti dico subito che una lettera dell’avvocato non è il male assoluto, né una cosa da prendere alla leggera: ma devi agire consapevolmente, e con rapidità.

Nel nostro lavoro la sostanza è anche forma, ed ogni comunicazione che ricevi da un avvocato deve essere letta in controluce: ogni parola, in genere, viene pesata.

Sai, come in tutti i lavori ci sono delle regole non scritte: non è solo importante quello che è scritto, ma anche quello che non è scritto. In fondo, tutta la nostra esistenza è una questione di chiaroscuri, di scale di grigio.

Quindi, perché ho ricevuto questa lettera?

La risposta, in apparenza banale, è che qualcuno pretende qualcosa da te: un credito che non hai pagato, qualcosa che hai fatto o che non hai fatto, un diritto che hai tolto.

Qualunque sia la ragione, sappi che la diffida dell’avvocato ha diversi scopi:

  • un effetto giuridico importante: nei diritti obbligatori, interrompe la prescrizione. La prescrizione è l’effetto che la legge attribuisce al passare del tempo: se Tizio vanta un diritto, e per (ad esempio) dieci anni non si fa vivo verso il debitore, è ingiusto tenere vincolato il debitore a vita. Per questo esiste la prescrizione: se non badi ai tuoi interessi, pare dire il Codice civile, ne paghi le conseguenze e perdi i tuoi diritti. Con la diffida, fai ripartire il tempo da capo;
  • un altro effetto giuridico importante: ai sensi dell’art. 1454 c.c., se il debitore dopo la diffida ad adempiere non adempie alle sue obbligazioni (“non fa quello che si era obbligato a fare”), il contratto si intenderà risolto. Ossia, perderà i suoi effetti, non sarà più vincolante;
  • può contendere una messa in mora: se non hai ancora adempiuto al contratto, da quel momento decorreranno gli interessi moratori e dovrai risarcire i danni che il creditore subisce dal tuo ritardo.

Ma oltre a questi scopi giuridici, importanti, ci sono altri scopi, altrettanto importanti:

  • il creditore (o meglio, chi si ritiene tale) intende agire per le vie formali. Che non significa per forza che ti porterà in causa, ma senza dubbio intende ribadire la sua posizione, ed aprire con te un dialogo. Poi, se si andrà in causa, lo vedremo nel tempo;
  • il creditore vuole allontanarsi dal problema, affidandosi ad un professionista. Chi paga un avvocato per una diffida senz’altro ha le idee chiare, anche perché prima deve aver avuto una fase di consulenza con il suo legale;
  • il creditore vuole aprire un dialogo con te. Anche se ti sembrerà paradossale, la figura dell’avvocato non è necessaria solo per agire ma anche per mediare. La funzione dell’avvocato è quasi sempre quella di mediare, sia per una ragione di rapidità della vicenda, che di riduzione dei costi: il tutto, nell’interesse del suo assistito (e proprio).

Cosa non è

Una lettera dell’avvocato non è tante cose.

Innanzitutto, non è una denuncia. Questa (come la denuncia-querela) riguarda l’ambito penale. Qui parliamo di diritto civile. Se qualcuno ti ha denunciato, non lo vieni a sapere da una lettera dell’avvocato.

Poi, non è una minaccia. Molti si arrabbiano molto con la parte (ed il suo avvocato) perché destinatari di una qualche lettera. Piaccia o meno, ognuno ha diritto di tutelare i propri diritti se ritiene che vengano lesi. Quindi ognuno è libero di mandare le diffide che vuole, salvo il caso della calunnia (“ti accuso di un reato che so che non hai fatto”) o dell’estorsione (“ti preannuncio una causa se non farai questo” e ciò unicamente nel caso in cui la gravità della minaccia abbia una portata tale da annullare la volontà del soggetto che la subisce).

Su quest’ultimo punto: è vero, a volte ci sono delle lettere di qualche collega che sono “un po’ troppo”. Ma quello che può essere rilevante sotto il profilo deontologico (ossia le regole che l’avvocato si obbliga a rispettare) non lo è necessariamente sotto il profilo di diritto sostanziale (civile o penale).

Devo rispondere per forza?

Ti consiglio di sì.

Certo, quando ad una diffida mi risponde la parte personalmente (ossia, tu in questo momento), è sempre strano: non tanto da un punto di vista statistico (questi casi sono molto pochi), ma perché sicuramente parleremo due lingue diverse.

Chi si affida ad un avvocato lo fa per allontanarsi da un punto di vista emotivo, mentale e tecnico: non vuole ansie, non vuole pensarci, e non vuole sbagliare.

Piaccia o meno, il diritto è fatto di tanti tecnicismi: prescrizione e decadenza – due concetti in apparenza simili ma molto diversi – possono creare confusione.

Se non parliamo la stessa lingua, non ci capiremo, o ci capiremo poco: e questo senz’altro non porta ad un accordo.

Poi, ricordati che più o meno è come nei film americani: ogni cosa che dirai potrà essere usata contro di te.

Nel nostro sistema italiano si parla di confessione stragiudiziale: “La confessione stragiudiziale fatta alla parte o a chi la rappresenta ha la stessa efficacia probatoria di quella giudiziale” (art. 2735 c.c.).

Se nel rispondere all’avvocato che ti ha scritto confessi qualcosa (in genere, un fatto accaduto), ecco che potresti rovinare per sempre la tua posizione.

Prendiamo un caso limite: ipotizziamo che tu sia figlio di Caio, deceduto sei anni fa, e che oggi ti scriva l’avvocato di Tizio, tuo fratello con cui non ti parli da anni (proprio per problemi riguardanti l’eredità, della quale ti sei sempre disinteressato). Ipotizziamo che ti chieda di pagare la ristrutturazione della casa del papà, che oramai cade a pezzi. Se non stai attento, e scrivi male, potresti a tua insaputa accettare l’eredità in modo puro e semplice: il patrimonio tuo e del papà diventerebbero così un’unica cosa; e se il papà aveva un sacco di debiti con l’Agenzia delle Entrate, o con un vecchio fornitore, e tu non sapevi nulla? Beh, potresti farti molto del male.

Ogni parola deve essere pesata. E se non ce la fai, meglio affidarsi ad un avvocato.

Entro quando bisogna rispondere?

In genere, in ogni comunicazione trovi scritto qualcosa del tipo:

In caso di mancato riscontro, o riscontro negativo, entro 15 (quindi) giorni dalla ricezione della presente, preannuncio la volontà del mio Assistito di agire in qualunque sede, nessuna esclusa, per la tutela dei suoi diritti patrimoniali e non patrimoniali.

Senza focalizzarmi su tutto quello che ho scritto, domandiamoci: ma cosa succede se non rispondo entro il termine che ha imposto l’avvocato?

In genere, nulla: è difficile che un avvocato il sedicesimo giorno parta con la causa. Primo, perché spesso non può partire con la causa direttamente (deve andare in mediazione obbligatoria, o deve esserci la negoziazione assistita da avvocati). Secondo, perché in genere il lavoro è tanto, e comunque per agire ti serve un mandato del tuo cliente (che spesso non può essere lì pronto subito).

Di certo, non devi far passare troppo tempo.

Se ricevi la lettera di un avvocato, e vuoi affidarti ad una consulenza di un tuo legale di fiducia, ti consiglio di telefonargli o scrivergli qualche giorno dopo che l’hai ricevuta.

Tu avrai tempo per metabolizzare e ragionare, il tuo avvocato avrà tempo per studiare il caso e capire come rispondere.

In genere, una risposta viene data sempre: anche solo per dare un segnale del tipo “Anche io intendo difendermi dalle tue accuse”.

Voglio rispondere senza l’avvocato

Ok, allora direi che per prima cosa è opportuno chiamare lo studio dell’avvocato e parlare con lui o con la persona che collabora con lui: sarà senz’altro un gesto apprezzato, e nessuno ti morderà (se non usi l’aggressività, come purtroppo spesso mi capita).

Lo ribadisco: non c’è niente che faccia incazzare di più un professionista di una controparte che ti chiama personalmente e ti minaccia, offende, urla, insomma.. che si comporta in modo incivile.

Dopodiché, dopo la telefonata, potresti scrivere due righe di e-mail dicendo, in sostanza:

Faccio seguito alla nostra conversazione telefonica odierna. Pur ribadendo che il contenuto della sua comunicazione del ___ è del tutto errato, ed è integralmente contestato, senza riconoscimento delle pretese del suo assistito ___ resto a disposizione per tentare una soluzione deflattiva della vicenda. Distinti saluti, ____”. (questo non è un consiglio legale).

In buona sostanza, stai dicendo che quello che dice è sbagliato e non lo accetti, ma allo stesso tempo tieni un atteggiamento aperto al dialogo.

Poi, si vedrà.

A presto,

Giovanni Turina

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